Quando la burocrazia è difensiva: 5 criticità che affondano il Foia italiano

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Una manifestazione di “burocrazia difensiva”, così è stato definito il disegno di legge sulla trasparenza (il cosiddetto Foia italiano) dalla maggior parte delle associazioni della società civile ieri pomeriggio in audizione presso le Commissioni affari costituzionali riunite di Camera e Senato. L’analogia con la “medicina difensiva” è solo lessicale perché a differenza di quest’ultima che mette in campo tutti gli esami e le azioni possibili per prevenire la malattia, la burocrazia difensiva prescrive di fare il meno possibile.

Il testo, già approvato preliminarmente dal Consiglio del Ministri il 20 gennaio scorso, ha raccolto pareri (consultivi e non vincolanti) molto critici sia dal Consiglio di Stato che da Anac e da Conferenza Stato Regioni, oltre che dal Garante della Privacy, preoccupato della scarsa protezione dei dati sensibili.

Tra i punti critici evidenziati da tutte le associazioni spiccano i seguenti:

1. Le eccezioni, troppo ampie e definite in modo vago come hanno sottolineato Mochi Sismondi di Forum Pa, Guido Romeo di Diritto Di Sapere, Isabella Mori di Cittadinanzattiva e altri.

2. L’obbligo per chi richiede l’accesso ai dati e alle informazioni di definirechiaramente” i documenti che cerca, cosa che è un controsenso per dati e documenti che – per definizione – non sono stati divulgati, con il rischio grottesco (e assai “burocratico) di un diniego motivato da una imprecisa definizione dell’oggetto della richiesta.

3. Il silenzio diniego che non permette di conoscere perché la propria richiesta viene rigettata, come hanno rimarcato Federico Anghelé di Riparte il futuro, Marco Scialdone di Agorà Digitale che ha anche depositato un documento, e Flavia Marzano di Stati Generali dell’Innovazione.

4. L’eccessiva grande discrezionalità delle pubbliche amministrazioni di introdurre un costo per l’accesso che finora è stato gratuito, con il rischio che diventi uno strumento per scoraggiare i cittadini.

Il rischio che il testo attuale tradisca la legge delega che ne ha richiesto l’estensione visto che mancano sanzioni per le amministrazioni pubbliche inadempienti e non ci sono rimedi stragiudiziali non onerosi, ma per i ricorsi ci si dovrà ancora rivolgere al Tar, versando 500 euro di contributo e sostenendo le spese legali.

5. L’opportunità, rilanciata da Ernesto Belisario, primo iniziatore di Foia4Italy (già audita dal Ministero della Funzione Pubblica il 22 febbraio per presentare i suoi rilievi, di istituire un osservatorio sull’accesso all’informazione – magari presso Anac – di cui facciano parte rappresentanti delle amministrazioni e della società civile in modo da monitorare l’effettiva applicazione della nuova normativa e proporre eventuali correttivi .

Viene inoltre evidenziata la necessità di accompagnare una riforma così importante con costanti e pervasive azioni di formazione dei dipendenti pubblici, usufruendo per questo delle ingenti risorse (oltre 800 milioni) che la programmazione europea attribuisce al PON Governance e capacità amministrativa.

Foia4Italy si associa e rilancia gli appelli di tutti i rappresentanti della società civile intervenuti in audizione per chiedere profonde modifiche della proposta di decreto che, allo stato attuale, penalizza fortemente la trasparenza e la democrazia italiana e non è all’altezza di essere definito un Freedom of information act.

Per Foia4Italy e gran parte delle altre associazioni presenti, l’audizione ha confermato la necessità che i punti critici evidenziati nel testo vengano risolti in sede di adozione definitiva perché solo in questo modo si potrà favorire il mutamento culturale necessario per essere un’amministrazione davvero aperta.

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