Domani il Parlamento vota sul FOIA

L’incertezza che, da gennaio, avvolge la versione riveduta e corretta del Freedom of Information Act italiano inizia a diradarsi.

Se Renzi nel suo #matteorisponde aveva parlato di miglioramenti al testo, senza mai scendere in dettagli, il Ministro Madia si è sbilanciata sugli interventi al testo in Consiglio dei Ministri.

Lodando i contributi di Foia4Italy, il Ministro della Pubblica Amministrazione ha promesso sostegno totale su due punti: l’abolizione del silenzio diniego e l’identificazione di un ricorso alternativo al TAR.

Nel frattempo non è chiaro cosa succederà agli altri aspetti critici del testo.

Mercoledì mattina le Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato voteranno il loro parere sul testo: siamo al momento cruciale per questa legge, in quanto è l’ultimo passaggio prima che il testo ritorni nelle mani del Governo e si arrivi a un’approvazione definitiva.

Il parere preparato dall’On.Anna Ascani, relatrice del testo alla Camera, va ben oltre i due punti citati dal Ministro Madia e propone di eliminare tutte le debolezze che impediscono al testo di essere un vero Freedom of Information Act. Oltre all’abolizione del silenzio diniego e al ricorso stragiudiziale il Parlamento dovrà decidere se sostenere queste richieste:

1. l’abolizione dell’onere per il cittadino di individuare chiaramente quali documenti vuole richiedere (indicando ad esempio numeri di archiviazione);

2. l’abolizione dell’obbligo di rimborso da parte dei cittadini anche quando richiedono i documenti in formato digitale;

3. una delimitazione delle eccezioni a tutela di danni concreti (definiti da linee guida da approvare non oltre i prossimi sei mesi);

4. procedure più chiare per l’accesso (come l’individuazione di un unico ufficio-sportello);

5. la costituzione di un Osservatorio che garantisca la corretta applicazione della norma;

6. di definire chiaramente cosa succede alla vecchia legge sul diritto di accesso (241/1990).

Come ripetiamo dalla pubblicazione del testo si tratta di modifiche di base, necessarie per parlare di vera tutela del diritto di accesso alle informazioni.

FOIA4Italy chiede semplicemente che l’impegno politico di garantire il diritto di accesso alle informazioni sia concreto: questo è possibile attraverso i punti elencati dall’ On.Ascani ma anche dall’imposizione di sanzioni alle Pubbliche Amministrazioni inadempienti e da un’estrema attenzione alla fase attuativa del decreto in particolare con la costituzione di un Osservatorio che coinvolga la società civile.

Tocca ora al Parlamento decidere se accontentarsi di un principio senza speranza di applicazione o impegnarsi sulla strada della vera trasparenza sostenendo chiare modifiche al (quasi) FOIA italiano.

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Quando la burocrazia è difensiva: 5 criticità che affondano il Foia italiano

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Una manifestazione di “burocrazia difensiva”, così è stato definito il disegno di legge sulla trasparenza (il cosiddetto Foia italiano) dalla maggior parte delle associazioni della società civile ieri pomeriggio in audizione presso le Commissioni affari costituzionali riunite di Camera e Senato. L’analogia con la “medicina difensiva” è solo lessicale perché a differenza di quest’ultima che mette in campo tutti gli esami e le azioni possibili per prevenire la malattia, la burocrazia difensiva prescrive di fare il meno possibile.

Il testo, già approvato preliminarmente dal Consiglio del Ministri il 20 gennaio scorso, ha raccolto pareri (consultivi e non vincolanti) molto critici sia dal Consiglio di Stato che da Anac e da Conferenza Stato Regioni, oltre che dal Garante della Privacy, preoccupato della scarsa protezione dei dati sensibili.

Tra i punti critici evidenziati da tutte le associazioni spiccano i seguenti:

1. Le eccezioni, troppo ampie e definite in modo vago come hanno sottolineato Mochi Sismondi di Forum Pa, Guido Romeo di Diritto Di Sapere, Isabella Mori di Cittadinanzattiva e altri.

2. L’obbligo per chi richiede l’accesso ai dati e alle informazioni di definirechiaramente” i documenti che cerca, cosa che è un controsenso per dati e documenti che – per definizione – non sono stati divulgati, con il rischio grottesco (e assai “burocratico) di un diniego motivato da una imprecisa definizione dell’oggetto della richiesta.

3. Il silenzio diniego che non permette di conoscere perché la propria richiesta viene rigettata, come hanno rimarcato Federico Anghelé di Riparte il futuro, Marco Scialdone di Agorà Digitale che ha anche depositato un documento, e Flavia Marzano di Stati Generali dell’Innovazione.

4. L’eccessiva grande discrezionalità delle pubbliche amministrazioni di introdurre un costo per l’accesso che finora è stato gratuito, con il rischio che diventi uno strumento per scoraggiare i cittadini.

Il rischio che il testo attuale tradisca la legge delega che ne ha richiesto l’estensione visto che mancano sanzioni per le amministrazioni pubbliche inadempienti e non ci sono rimedi stragiudiziali non onerosi, ma per i ricorsi ci si dovrà ancora rivolgere al Tar, versando 500 euro di contributo e sostenendo le spese legali.

5. L’opportunità, rilanciata da Ernesto Belisario, primo iniziatore di Foia4Italy (già audita dal Ministero della Funzione Pubblica il 22 febbraio per presentare i suoi rilievi, di istituire un osservatorio sull’accesso all’informazione – magari presso Anac – di cui facciano parte rappresentanti delle amministrazioni e della società civile in modo da monitorare l’effettiva applicazione della nuova normativa e proporre eventuali correttivi .

Viene inoltre evidenziata la necessità di accompagnare una riforma così importante con costanti e pervasive azioni di formazione dei dipendenti pubblici, usufruendo per questo delle ingenti risorse (oltre 800 milioni) che la programmazione europea attribuisce al PON Governance e capacità amministrativa.

Foia4Italy si associa e rilancia gli appelli di tutti i rappresentanti della società civile intervenuti in audizione per chiedere profonde modifiche della proposta di decreto che, allo stato attuale, penalizza fortemente la trasparenza e la democrazia italiana e non è all’altezza di essere definito un Freedom of information act.

Per Foia4Italy e gran parte delle altre associazioni presenti, l’audizione ha confermato la necessità che i punti critici evidenziati nel testo vengano risolti in sede di adozione definitiva perché solo in questo modo si potrà favorire il mutamento culturale necessario per essere un’amministrazione davvero aperta.

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Riforma della PA: il Foia ancora non è legge

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Chiariamolo subito: in Italia il Foia non è legge.

In seguito all’approvazione della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso 4 agosto con il testo “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” molte fonti, sia a livello governativo che parlamentare e giornalistico hanno rilanciato slide come questa, che aprono un pericoloso malinteso perché lasciano intendere che la nuova legge per l’informazione al centro della campagna Foia4Italy è già approvata dal Parlamento italiano.

Purtroppo non è così e perfortuna in molti si sono affrettati a segnalarlo. Da OpenPolis a Diritto Di Sapere (entrambi parte della campagna F4I).

Chiarito questo, possiamo dire che cosa manca perché la delega al governo per fare una legge entro sei mesi dall’entrata in vigore della riforma porti davvero al Foia italiano, o meglio alla nuova legge sull’accesso all’informazione come dovremo imparare a chiamarla.

Tra i punti a favore c’è sicuramente l’articolo 7, inserito grazie all’emendamento Ascani-Coppola, che fissa alcuni principi cardine di un FOIA. Innanzitutto è affermato il diritto di accesso per tutti, indipendentemente dall’interesse del richiedente: non importa, dunque, se la richiesta di accesso ai rendiconti di un Ministero o di un Comune arriva da un giornalista che scrive un’inchiesta o da un cittadino zelante. Inoltre, il ddl prevede che l’accesso sia possibile anche per via telematica e che siano fissate “sanzioni a carico delle amministrazioni che non ottemperano alle disposizioni normative in materia di accesso”.

Un altro punto a favore sono gli impegni pubblici sia del Primo ministro Matteo Renzi che del ministro Marianna Madia a dare all’Italia un vero Foia che potrebbe arrivare entro la primavera 2016, praticamente a un anno da quando l’On. Anna Ascani ha presentato la prima bozza recepita dagli uffici legislativi della maggioranza e visibile sul sito dell’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione.

Il testo, già depositato alla Camera a firma di Ascani (PD), è realizzato a partire da quello proposto dalla coalizione FOIA4Italy.

 


 

I rischi che però tutto evapori in una bolla di sapone però ci sono. Sarà il decreto attuativo (o i decreti attuativi) a definire il futuro del diritto di informazione in Italia. Un decreto che, se ben scritto e applicato, potrebbe rappresentare uno strumento rivoluzionario nella lotta alla corruzione e garantire una reale trasparenza nei rapporti tra Stato e cittadino.

Difendere quelli che abbiamo individuato come i 10 punti irrinunciabili per un FOIA diventa adesso essenziale.

Firma la petizione per chiedere subito al Presidente del Consiglio Renzi un FOIA come garanzia di reale trasparenza e strumento nella lotta alla corruzione.

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