L’Italia ha un Freedom of Information Act

Con l’approvazione del Decreto Trasparenza da parte del Consiglio dei Ministri l’accesso alle informazioni  è riconosciuto come diritto di cittadinanza in linea con quanto avviene in oltre 90 Paesi al mondo.

Il primo Foia italiano è stato possibile anche grazie alle pressioni che Foia4Italy, la rete che riunisce oltre 30 organizzazioni della società civile, attua da due anni su Governo e Parlamento. La dimostrazione che l’unione di associazioni, attivisti ed esperti, fa la forza è l’adesione di oltre 88 mila cittadini alla nostra petizione per una legge evoluta sulla trasparenza.

Il testo pubblicato da diverse testate nelle ultime ore mostra che il contributo della società civile è stato determinante nel rendere il decreto un “vero FOIA”, risolvendo molte delle criticità presenti nella versione approvata in via preliminare lo scorso 20 gennaio. Valutiamo positivamente il recepimento di molti di quelli che abbiamo definito “punti irrinunciabili” per un vero FOIA:

  1. l’eliminazione del “silenzio-diniego”, che sollevava le amministrazioni dall’obbligo di motivare il rifiuto all’accesso,
  2. l’eliminazione dell’obbligo per i richiedenti di identificare “chiaramente” i documenti oggetto dell’istanza di accesso,
  3. Il riconoscimento della gratuità dell’accesso in formato elettronico e cartaceo, limitando il rimborso ai costi documentati per  “riproduzione su supporti materiali”,
  4. La previsione di rimedi stragiudiziali, gratuiti e veloci, per i casi di mancata o negativa risposta,
  5. La previsione di linee guida operative che orienteranno le amministrazioni in un’omogenea e rigorosa applicazione delle nuove norme.

Non mancano tuttavia le criticità. Colpisce, in particolare, l’assenza di sanzioni chiare e rigorose per i casi di illegittimo diniego di accesso (che pure la legge delega della riforma Madia aveva previsto) e ci preoccupano l’eliminazione di alcuni obblighi di pubblicazione previsti dalla legge 33/2013 e la formulazione delle eccezioni ancora troppo generiche – come ad esempio nel caso degli “interessi pubblici inerenti la politica e la stabilità economica e finanziaria dello Stato” – che si prestano ad essere alibi per le amministrazioni che non hanno voglia di fare vera trasparenza.

Siamo però fiduciosi che, anche grazie alle linee guida di ANAC e al metodo di dialogo con la società civile inaugurato con questo decreto, nei prossimi sei mesi (e cioè prima della piena operatività della norma) questi profili potranno essere affrontati e risolti.

La nostra campagna, infatti, non è ancora terminata. Adesso  comincia la fase più delicata, quella dell’attuazione, che – per essere efficace e proficua – dovrà vedere il rafforzamento del metodo di partecipazione e collaborazione avviato nella fase di scrittura del decreto. Siamo quindi sicuri che il Ministro Madia manterrà la promessa e ci convocherà per i prossimi passi:

  1. Stesura delle linee operative ANAC
  2. Monitoraggio dell’applicazione della norma in modo da poter acquisire elementi che consentano, fin da subito, di migliorarla.
  3. Favorire la comprensione dello strumento presso la cittadinanza e la pubblica amministrazione mediante una strategia di comunicazione efficace per rendere il FOIA operativo.
  4. Avvio di un’attività di definizione di un processo partecipativo che sia da riferimento per tutti i decreti legislativi della riforma della PA

Ora anche gli italiani potranno disporre di uno strumento, anche se ancora migliorabile, fondamentale per monitorare l’operato della pubblica amministrazione, conoscere informazioni essenziali sulla loro comunità e contrastare malaffare e corruzione.

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Unisciti al Movimento Trasparenza: siamo oltre 240 mila!

UNISCITI AL MOVIMENTO TRASPARENZA

Grazie al vostro supporto, la nostra petizione per avere un Freedom of Information Act in Italia ha superato le 57 mila firme e continua a crescere!

Tuttavia, le prime pessime bozze diffuse e la mancanza di un testo ufficiale sono la dimostrazione che la battaglia per la trasparenza della Pubblica Amministrazione è troppo grande e importante per essere contenuta in una singola petizione.

Change.org Italia ci ha, dunque, proposto di sperimentare un nuovo strumento che, già collaudato con successo all’estero, sbarca adesso nella versione italiana: le “pagine movimento”.

All’indirizzo www.change.org/trasparenza troverete raccolte petizioni su questioni diverse  (ambiente, diritti umani, economia) ma accomunate tutte dall’urgenza di ottenere maggiore trasparenza da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Si va dai siti contaminati da amianto fino alla trasparenza sulla gestione dei fondi regionali per contrastare la violenza sulle donne. Ancora, la battaglia per l’accessibilità alle informazioni sui derivati del debito pubblico italiano e la grande campagna Riparte il Futuro che propone sei riforme per combattere la corruzione.

La pagina movimento è uno strumento a disposizione di tutti: chiunque può creare nuove petizioni per richiedere maggiore trasparenza su una questione che gli sta a cuore.

Siamo già oltre 240 mila a chiedere a gran voce maggiore trasparenza da chi ci governa e gestisce la cosa pubblica. Se pensi che l’accesso alle informazioni sia fondamentale clicca sul pulsante “Segui” per aderire al movimento e rimanere aggiornato.

 

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Incontro IBL con Bernardo Mattarella sul FOIA italiano

“Un Foia per l’Italia”
confronto sulla legge per la libertà di accesso all’informazione di prossima presentazione

18:00 – Martedì 24 Novembre
Associazione Stampa Romana
Sala Paola Angelici – 1° piano –  Piazza della Torretta 36, Roma

intervengono

Bernardo Mattarella, capo ufficio legislativo del Dipartimento per la funzione pubblica
On. Anna Ascani, deputato PD
Ida Nicotra, componente dell’Autorità nazionale Anticorruzione
Ernesto Belisario, componente del Tavolo permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana presso la presidenza del Consiglio dei ministri
Guido Romeo, data&business editor di Wired Italia, presidente Diritto Di Sapere

coordina

Serena Sileoni, vicedirettore generale, Istituto Bruno Leoni.

Martedì 24 Novembre, per la prima volta la società civile potrà confrontarsi con chi sta scrivendo il futuro del diritto di accesso alle informazioni in Italia.

Con l’approvazione della riforma della Pubblica Amministrazione lo scorso Agosto e grazie all’emendamento firmato dagli Onorevoli Anna Ascani e Paolo Coppola, il Governo ha ricevuto dal Parlamento il mandato di scrivere entro sei mesiun decreto per una nuova legge sulla libertà di accesso all’informazione.

Annunciata come il Freedom of infomation act (Foia) italiano la nuova legge dovrebbe facilitare l’accesso, da parte dei cittadini ai documenti, alle informazionie ai dati in mano alle Pubbliche Amministrazioni.

Si tratta di una misura essenziale che la maggioranza delle democrazie avanzate possiede già da anni e che garantisce un’amministrazione più trasparente, un miglior contrasto della corruzione e un’economia più competitiva.

Nella conferenza stampa organizzata da Foia4Italy lo scorso 29 Ottobre, l’On. Anna Ascani, firmataria anche della proposta di legge 3042 sul diritto di accesso ispirata al testo di Foia4Italye oggetto di tre review internazionali, ha confermato che il decreto è in fase di scrittura e che entro la fine dell’anno l’Italia avrà un Freedom of Information Act. Tuttavia, l’efficacia del provvedimento dipenderà enormemente dal suo contenuto del quale,a 100 giorni dalla scadenza del mandato governativo, non si conosce alcun dettaglio.

Riunendo le principali personalità attive nella promozione, nella stesura e nell’applicazione del Foia italiano, l’incontro organizzato dall’Istituto Bruno Leoni sarà, dunque, un’importante occasione per dibattere su temi fondamentali quali l’impatto dell’accesso universale sull’economia italiana, il bilanciamento con l’obiettivo di un’amministrazione snella ed efficiente, l’integrazione alle azioni di lotta alla corruzione.

 

Scarica comunicato stampa

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Perché serve una consultazione pubblica sul FOIA italiano

Il Governo annuncia un FOIA entro l’anno ma non fornisce alcun dettaglio su come sarà. Intanto le analisi internazionali sull’unica proposta di legge avvertono: necessarie drastiche modifiche per avere un vero diritto di accesso.

Video conferenza stampa: http://webtv.camera.it/archivio?id=8548&position=0

Il primo Freedom of Information Act italiano diventerà legge entro l’anno. Lo ha confermato ieri l’On. Anna Ascani (PD) durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. Questa nuova legge sulla libertà di accesso all’informazione, già presente in più di 100 paesi e universalmente riconosciuto come cardine della trasparenza e dell’Open governement, è anche oggetto di una petizione su Change.orgfirmata da più di 41mila italiani.

Ad oggi l’unico testo depositato dalla maggioranza alla Camera è la proposta di legge 3042 a firma di Anna Ascani (PD) dello scorso 15 aprile che, insieme all’On. Paolo Coppola (PD) ha anche inserito la delega (Art.7 comma 1 lett H) al Governo al Foia nella riforma dell’Amministrazione Pubblica varata lo scorso agosto.

La delega dà tempo al Governo fino al 28 febbraio 2016 per promulgare il Foia con un decreto legislativo. Il testo proposto solleva però non poche preoccupazioni all’interno di Foia4Italy, l’iniziativa che raggruppa 32 organizzazioni della società civile che, lo scorso febbraio, ne aveva presentato la prima bozza all’Intergruppo innovazione.

A 120 giorni dalla scadenza della delega per promulgare la legge, Foia4Italy chiede che il governo recepisca le raccomandazioni degli esperti internazionali presentate ieri alla Camera e renda trasparente l’iter legislativo aprendo una consultazione pubblica ufficiale sull’attuale testo del Foia.

Le valutazionisul testo della 3042 richieste da Foia4Italy sono firmate da tre dei massimi esperti della trasparenza e del diritto di accesso: Toby Mendel del Centre for Law and Democracy, Helen Darbishire di Access Info Europe e Ben Worthy del Birbeck College dell’Università di Londra.

Al netto delle carenze, la proposta è un passo in avanti importante per introdurre un reale diritto di accesso in Italia” sottolinea Worthy, esperto in diritto di accesso della University of London. “L’Italia si sta muovendo” riconosce Mendel, “ma c’è bisogno di un approccio più ambizioso”. “Le intenzioni sono buone” gli fa eco Darbishire, “ma il testo è ancora limitato da una mentalità amministrativa molto italiana”.

Gli esperti promuovono le intenzioni innovative del testo, ma non fanno sconti: troppe eccezioni, un ambito di applicazione da espandere e mancanza di misure di assistenza dei cittadini e di promozione del diritto di accesso sono i punti dolenti.

Per quanto riguarda l’ambito di applicazione, i tre lo denunciano come ancora troppo ristretto perché, per esempio, concede l’accesso solo ai cittadini italiani maggiorenni, non comprende l’attività amministrativa di Parlamento, il ramo giudiziario, gli organi di polizia e gli enti privati finanziati dallo Stato.

L’emendamento alla riforma della PA che ho presentato insieme all’On. Coppola già estende a ‘chiunque’ la facoltà di chiedere accesso” risponde Ascani sul primo punto.

Un altro punto dolente sono le eccezioni troppo ampie e formulate in maniera vaga che lascerebbero un’eccessiva discrezione per argomentare rifiuti alla trasparenza. Il diritto di accesso dovrebbe, sottolineano gli esperti, essere la regola e non una concessione ad-hoc.

Un esempio è la lettera d dell’art. del testo depositato alla Camera che esclude dall’accesso le informazioniche riguardino “la riservatezza di persone giuridiche, gruppi, imprese (…) con particolare riferimento agli interessi (…) finanziario, industriale e commerciale di cui siano in concreto titolari. Insomma, buona fortuna ai giornalisti e ai cittadini che volessero usare il Foia per sapere qualcosa su, per esempio, un’azienda partecipata.

Il faro guida del provvedimento dovrebbe, secondo i tre esperti, essere la tutela dell’interesse pubblico e le eccezioni intese come misure molto ben definite. In questo senso sarebbe auspicabile che il testo che dovrebbe essere presentato al Consiglio dei Ministri nelle prossime settimane, non prevedesse macchinosi rimandi ad altre norme ma, come nella normativa anglosassone, fosse un testo autosufficiente che prevalga su tutte.

So bene che la parte più importante di un Foia sono proprio le eccezioni al diritto di accesso” osserva Ascani, “e si sta lavorando per avere tutele più definite rispetto alla proposta presentata lo scorso aprile”.

Il terzo punto è la necessità di prevedere sanzioni che impongano alle amministrazioni di assistere i cittadini che chiedono di accedere agli atti (oggi appena il 35% si degna di rispondere entro i 30 giorni previsti per legge). A questa misura dovrebbero accompagnarsi anche provvedimenti per promuovere l’uso del Foia come già previsto in molti di altri Paesi.

Nei rating internazionali sul diritto di accesso, l’Italia occupa oggi una delle dieci posizioni peggiori al mondo (97esima su 102, dietro a Giordania e Tajikistan). Le prime analisi richieste da Foia4Italy mostrano che l’approvazione di un testo come quello attualmente depositato alla Camera migliorerebbe il suo punteggio di appena il 13% (da 65 a 85 punti).

Foia4Italy chiede perciò al Governo che il testo del decreto legislativo punti a posizionare l’Italia almeno tra i primi 50 paesi della scalaRTI  si rende disponibile per contribuire a questo miglioramento con le competenze dei suoi esperti e promuovendo una consultazione pubblica.

Mancano 120 giorni alla scadenza della delega per il Foia e sarebbe un peccato sprecare un’occasione così importante per dare più democrazia e trasparenza all’Italia.

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FOIA: Le analisi internazionali sulla proposta di legge presentate oggi alla Camera

Ecco le review presentate oggi alla Camera da FOIA4Italy e realizzate da Toby Mendel (Centre for Law and Democracy), Helen Darbishire (Access Info Europe) e Ben Worthy del (Birbeck College dell’Università di Londra). Ringraziamo Davide Fezzardi per le traduzioni.

Review Toby Mendel (pdf):                en    it

Review Ben Worthy (pdf):                  en    it

Review Helen Darbishire (xls):         en

 

 

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FOIA ovvero la trasparenza come antidoto contro la corruzione

La trasparenza è l’antidoto più potente contro la corruzione. Ecco perché ci vuole un Freedom of Information Act anche in Italia, e ci vuole subito. Il video di Transparency International Italia per Foia4Italy.

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Ma il FOIA cos’è?

Cos’è il FOIA?

La sigla sta per “Freedom of Information Act” ed è un provvedimento che renderebbe più democratico il nostro Paese.

Permetterebbe infatti a tutti di accedere agli atti della pubblica amministrazione senza le tante restrizioni di oggi. Permetterebbe ai cittadini di sapere, di partecipare, di decidere.

E se non molliamo, presto l’avremo anche noi in Italia.

La coalizione Foia4Italy, di cui fa parte Riparte il futuro, è un progetto nato dalla società civile, attiva da anni su trasparenza, libertà di informazione, accesso ai dati per ottenere, anche in Italia, questi strumenti per controllare l’operato dell’amministrazione e snellire il suo lavoro.

Guarda e condividi questo video in cui Guido Romeo di Foia4Italy spiega cos’è il FOIA e perché dobbiamo lottare per averlo.

Entra in azione per questa battaglia.

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Istituto Bruno Leoni: ecco come migliorare il testo di Foia italiano

“Il Freedom Of Information Act è uno degli strumenti più importanti di cui i cittadini di moltissimi Paesi del mondo dispongono per esigere trasparenza dal proprio governo” riconosce subito Giacomo Lev Mannheimer, fellow dell’Istituto Bruno Leoni, il think-tank intitolato al grande filosofo torinese che ha per missione la promozione della libertà individuale. Mannheimer ha studiato attentamente le fondamenta del Foia riassumendole in un bel paper disponibile anche sul sito dell’Ibl.

Il lavoro di Mannheimer fa un aperto endorsement al testo partorito da Foia4Italy che è stato ripreso e modificato degli uffici legislativi del PD (il testo modificato è stato depositato all Camera come PDL 3042 ed è anche disponibile sul sito dell’intergruppo innovazione di cui fanno parte anche esponenti di Scelta Civica, Ncd, M5S e Forza Italia) ed è appoggiato anche da parti consistenti dell’opposizione.

Ma la parte più importante del lavoro dello studioso non tanto è l’endorsement quanto le sue critiche. Il Foia potrebbe, infatti, far parte della riforma della Pubblica Amministrazione ed è importante per noi raccogliere più osservazioni possibili su come migliorarlo.

Mannheimer ha ben colto le parti innovative del testo quando sottolinea che: “I limiti individuati dalla proposta di legge all’ostensibilità degli atti, dunque, non si concretizzano in clausole generali, facilmente strumentalizzabili da parte della PA, bensì in casi maggiormente specifici e tassativi, conformi alle best practices delle legislazioni più evolute in materia di libertà di informazione. Ancor più determinante è il fatto che a dover motivare l’eventuale diniego all’accesso è sempre l’amministrazione”.

Ma se ammette che: “La proposta da FOIA4Italy (…) costituirebbe certamente una rivoluzione copernicana”, ha ben chiaro un suo punto debole.

“La proposta prevede un obbligo di motivazione in capo alla PA in caso di rifiuto espresso, ma non dispone sanzione alcuna in caso di silenzio dell’amministrazione. A ciò bisognerebbe porre rimedio, in quanto si tratta del più classico degli escamo- tages per ritardare o comunque disincentivare l’assunzione di reali responsabilità all’interno degli enti interessati. A ben vedere, infatti, un protratto silenzio da parte dell’amministrazione potrebbe finire per imporre un nuovo rovesciamento dell’onere della prova in capo al cittadino: il che è proprio ciò che il FOIA si propone di superare. Il rimedio contenuto nell’articolo 5, comma 2, della bozza, cioè il ricorso all’Autorità Nazionale Anticorruzione, sanziona infatti il diniego, ma non il silenzio di per sé. Quest’ultimo, se carente di motivazione, dovrebbe al contrario costituire una violazione a se stante.
Per altro verso, il FOIA proposto non abrogherebbe la disciplina prevista dal D.lgs. 33/2013 (che, come accennato, contiene specifici obblighi di trasparenza e pubblicazione di atti organizzativi, incarichi, bandi, bilanci, ecc. a carico delle amministrazioni). A ben vedere, infatti, i due sarebbero complementari: il FOIA riguarderebbe, cioè, soprattutto atti amministra- tivi particolari, laddove il D.lgs. 33/2013 risultasse inapplicabile o carente, intervenendo ex post, cioè su situazioni “patologiche” di mancata trasparenza amministrativa”.

Siamo molto grati a Mannheimer per le sue osservazioni di cui ci faremo portatori nella discussione sul testo e invitiamo tutti coloro interessati a migliorarlo a contribuire scrivendoci a info [at] foia4italy.it.

 

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#Foia4Italy nella riforma della PA: “Primo importante passo. Ora occhi aperti fino al risultato finale”

Scatto in avanti per il Freedom of Information Act in Italia. La commissione Affari Costituzionali della Camera ha infatti approvato all’unanimità l’emendamento al ddl Madia, presentato da due deputati Pd, Anna Ascani e Paolo Coppola, che dovrebbe rendere accessibili gli archivi della pubblica amministrazione al pubblico e portare con il FOIA il diritto per ogni cittadino ad accedere, anche via web, ai documenti della PA.

“Occhi aperti, ma si tratta di un primo, importante risultato”, dicono i promotori di FOIA4Italy, progetto nato dalla società civile italiana, attiva da anni su trasparenza, libertà di informazione, accesso ai dati. Lo scopo, sostenuto da una petizione firmata on line da oltre 21mila cittadini è ottenere, anche in Italia, strumenti già disponibili in molti altri Paesi per controllare l’operato dell’amministrazione e snellire il suo lavoro. Vogliamo norme sulla trasparenza moderne, di larga applicazione e facilmente utilizzabili dai cittadini. E questo e’ certamente un primo passo in questa direzione”.

“Ora la palla passa dal Parlamento al Governo che è chiamato ad approvare un “vero” FOIA”, concludono i promotori. “E per noi il vero FOIA è quello che rispetta i nostri dieci punti. Anche per questo rilanciamo la nostra campagna”. 

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Entro il 2015 l’Italia sarà finalmente dotata di un FOIA?

Dopo quasi un anno di mobilitazione, la svolta: al Festival del giornalismo appena conclusosi a Perugia l’onorevole Anna Ascani, componente dell’Intergruppo Innovazione della Camera, ha annunciato che il FOIA, il Freedom of Information Act che 30 associazioni e oltre 9mila cittadini stanno chiedendo a gran voce, sarà inserito nella riforma della Pubblica amministrazione che verrà approvata entro l’anno su precisa indicazione del ministro Marianna Madia.

Ciò vuol dire che se l’impegno della ministra e dei parlamentari verrà mantenuto, entro il 2015 l’Italia sarà finalmente dotata di un FOIA. 

Non solo: il punto di partenza sarà proprio il testo proposto da FOIA4Italy, la coalizione di cui fa parte anche Riparte il futuro, che da giugno scorso ha preso sul serio il presidente del Consiglio Matteo Renzi e gli sta ricordando la sua promessa di dotare anche il nostro Paese di quella legge sulla trasparenza presente in moltissime altre nazioni e ancora inspiegabilmente assente da noi.

“Si dice che la differenza tra un sogno e un obiettivo sia l’esistenza di una scadenza”, scrive Ernesto Belisario, avvocato, docente di diritto amministrativo e delle tecnologie e anima di Foia4Italy. “E allora si può affermare che il FOIA italiano, una legge sulla trasparenza evoluta e moderna, da oggi finisce di essere un sogno e diventa un traguardo”, spiega ancora.

Un risultato importante, un primo passo raggiunto grazie alla società civile e alla mobilitazione di quasi 9mila cittadini che su Riparte il futuro stanno chiedendo questo cambiamento. “Con metodo aperto ed inclusivo, la proposta è stata discussa in rete e consegnata ai parlamentari dell’Integruppo innovazione a cui abbiamo chiesto di mantenere 10 punti fondamentali e irrinunciabili“, prosegue Ernesto Belisario.

Possiamo dichiarare vittoria? Non ancora. Anzi: incassiamo il risultato e rilanciamo. Il nostro impegno è ora ancora più importante: dobbiamo fare in modo che l’attenzione dell’opinione pubblica per il FOIA resti alta. Solo così saremo certi che la norma verrà approvata il prima possibile e che il testo sia efficace come chiesto dalla società civile.

E neanche allora potremo rilassarci: solo con la nostra pressione, con la pressione di tutti, potremo fare in modo che la legge sulla trasparenza venga poi effettivamente applicata.

Questo vorrà dire per i cittadini avere la possibilità di conoscere, ad esempio, se le scuole della loro zona sono agibili. Di cosa si muore in una determinata area d’Italia, quali sono gli ospedali migliori e quali i peggiori. Vi ricordate gli esodati della legge Fornero? Chi è in quel limbo sa bene cosa vuol dire essere senza più un lavoro ma senza ancora una pensione. Ma l’opinione pubblica non ha mai potuto sapere quanti davvero siano i cittadini in questa situazione. Ecco: con il FOIA sarebbe possibile. Così come sarebbe finalmente possibile costruire una banca dati sui casi di corruzione, e combattere con la trasparenza le tentazioni di chi trae vantaggio dall’opacità per lucrare ai danni dei cittadini onesti.

Siete pronti a non mollare la presa? Firmate e condividete. Portate il maggior numero di persone possibili in questa battaglia di civiltà.
www.riparteilfuturo.it/foia4italy

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