NON È UN FREEDOM OF INFORMATION ACT

Dopo tre settimane di attesa, il Governo ha finalmente pubblicato il Decreto Trasparenza approvato in Consiglio dei Ministri il 20 Gennaio scorso. La versione definitiva dimostra solo lievi modifiche rispetto alla bozza diffusa, a fine gennaio, da Il Fatto Quotidiano e Valigia Blu.

Tutte le preoccupazioni da noi già espresse devono, quindi, essere tutte confermate.

Infatti, benché la relazione illustrativa parli di equivalenza ai sistemi anglosassoni di Freedom of information act (FOIA), nella pratica questo decreto è un’arma assolutamente spuntata nella lotta per una vera e concreta trasparenza. Ai cittadini è concesso solo un principio teorico senza alcuna garanzia concreta di accesso a documenti dati e informazioni; non vengono abrogate, peraltro, le disposizioni in materia di accesso previste dalla legge 241/1990 e quindi si creano due strumenti di accesso “paralleli” i cui confini e rapporti non siano chiaramente delineati.

Nello specifico ecco perchè NON è un FOIA:

  1. le pubbliche amministrazioni possono continuare ad applicare il silenzio-diniego senza bisogno di motivazioni, rendendo molto arduo il percorso di richiesta;
  2. non sono previste adeguate sanzioni in caso di accesso illegittimamente negato o di mancata risposta;
  3. le eccezioni all’accesso sono scritte in modo vago, lasciando troppo spazio all’interpretazione e quindi a possibili controversie;
  4. non è previsto che l’accesso ai documenti informatici sia sempre gratuito e non sono indicati precisamente i costi che potranno essere richiesti al richiedente (es. per riproduzione e spedizione);
  5. non è previsto alcun rimedio stragiudiziale e si rimanda a rimedi giudiziari, ovvero il ricorso ai Tar, spesso lenti e sempre onerosi;
  6. non è abrogata la norma che vieta il controllo generalizzato dell’operato della pubblica amministrazione, in contrasto con la missione del testo di favorire il controllo diffuso da parte dei cittadini (cfr. Art.6 comma 2.3).

Quello presentato oggi è quindi un testo che sembra disegnato apposta per scoraggiare la pubblicazione e penalizzare l’accesso, con il rischio di creare non pochi problemi anche alle amministrazioni che vorranno effettivamente favorire la trasparenza esponendole al rischio di ricorsi e cause. Si rischia, infatti, di rendere maggiormente gravoso il lavoro delle amministrazioni pubbliche, che dovranno utilizzare un ampio potere discrezionale, e può generarsi l’effetto distorsivo di diminuire il grado di trasparenza del Paese e la possibilità di accesso ai dati.

Il deludente testo approvato dal Consiglio dei Ministri in via preliminare non tiene in conto le richieste e le proposte di FOIA4Italy ed è assai deludente rispetto alle promesse fatte dall’esecutivo. Così come è stata vana ogni richiesta di partecipazione che avevamo avanzato per evitare di doverci trovare a commentare l’ennesima occasione perduta.

Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi chiediamo di modificare il decreto per far sì che gli italiani possano ottenere la trasparenza che si meritano e di cui hanno bisogno per partecipare attivamente alla vita della democrazia.

Come Foia4Italy chiediamo inoltre alle Commissioni Parlamentari, che sul testo proposto dal Governo dovranno esprimere un parere obbligatorio anche se non vincolante, di segnalare queste manchevolezze e vigilare affinchè la normativa sull’accesso sia davvero evoluta e all’altezza delle promesse fatte fin qui dai rappresentanti dell’Esecutivo, all’altezza degli altri Paesi e del nostro futuro.

Foia4Italy ha già sottoposto a numerosi parlamentari e pubblicato, alla fine del 2015, tre approfondite review sul Foia relative alla prima proposta di legge in merito e mette a disposizione di tutti gli organi valutatori della nuova proposta, le raccomandazioni dell’OCSE in merito alla legislazione sull’accesso all’informazione. Qui il testo completo (in inglese) e la traduzione delle raccomandazioni di policy (in italiano).

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